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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Louis-Ferdinand Céline, lo scrittore maledetto 
di Ninni Raimondi
 
Louis-Ferdinand Céline, lo scrittore maledetto: l’imperdibile volume della collana “Gli Imperdonabili” 
 
Louis-Ferdinand Céline, lo scrittore maledetto 
È un periodo fortunato, per i fan di Louis-Ferdinand Céline. Dopo i romanzi inediti Guerre e Londres l’anno scorso, quest’anno è uscito su La Nouvelle Revue française un racconto altrettanto inedito, La vecchia disgustosa, mentre sarebbe in produzione addirittura un adattamento cinematografico di Viaggio al termine della notte. Nel frattempo, qualche settimana fa, Le Figaro ha ritrovato anche una lunga intervista mai uscita, realizzata nel 1960 da Roger Mauge di Paris Match, nel periodo in cui uscì Nord. Certo alcuni dei ritrovamenti citati possono essere dovuti alla fortuna, alle mere circostanze del caso. Ma se si continua a trovare materiale céliniano, è anche perché non si smette di cercarlo, perché Céline ancora oggi ci parla (e vende bene, cosa che comunque non è mai secondaria). 
 
Nella lunga conversazione con Mauge, lo scrittore spara a zero sul cartesianesimo, sulla razionalità, sul culto dell’uomo calcolatore, ovvero, in qualche modo, sulle glorie nazionali francesi: «C’è il bene, c’è il male. Il solido buon senso, no? Cioè, tutto deve essere logico. Uno più uno fa due, e due più due fa quattro, più uno: cinque, per me. Siamo abbastanza lontani dall’Oriente da dove sono venute tutte le arti, in fondo, dove sai che tutto ciò che era logico è stato cancellato. Solo l’irrazionale contava. Noi siamo l’opposto. Prima c’è il ragionevole. Non è vero però, perché alle sorgenti della vita… Oh! È una parola grossa… voglio dire: coito. BENE! Sfido un uomo a coitare ragionevolmente. Puoi fare un sacco di cose ragionevoli – questo è quello che ha detto Savy, il biologo –; disse, no? “Quando diciamo nella Scrittura: ‘In principio della vita era il Verbo’, beh non è vero. All’inizio della vita c’era l’emozione”. È l’emozione che conta. La parola porta via tutto. È l’emozione che conta. Un’ameba protozoica, che è la più semplice della serie animale, la tocchi e si contrae. Essa non parla. I bambini di 2 o 3 anni, sai che sono molto più dotati a 2 o 3 o 4 anni rispetto a quando iniziano a parlare. Quando iniziano a parlare, smettono di cercare. Sopra i 4 anni si inizia a balbettare. La parola porta via tutto. Chiacchierano e non osservano più. Si lasciano trasportare dalle parole mentre è l’emozione che conta». 
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Queste parole ci permettono di intravedere un Céline che è sempre esistito, ma che è sempre stato un po’ oscurato dal Céline più violento e nichilista. Il Céline del primato dell’emozione è un pensatore vitalista, quasi spinoziano, o anche zarathustriano, se prendiamo l’immagine del bambino immerso nel grande gioco del mondo. 
 
L’autore 
Andrea Lombardi, uno dei più grandi esperti italiani del dottor Destouches, ci ricorda anche altri Céline insospettabili. Come il fervente patriota, che scrive ai genitori lettere commosse e piene d’amor patrio quando deve partire per il fronte.  
O l’eroe di guerra che partecipa a una missione quasi suicida. O ancora il «medico dei poveri», vicino a quell’umanità miserabile spesso finita nei suoi romanzi, ma con intelletto d’amore e non con spirito di invettiva.  
In qualche modo, Céline era uno dei grandi proprio perché, nella sua vita, ha saputo anche essere altro, oltre a un personaggio à la Céline. 
 
5 Giugno  2023