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Conte, che figuraccia (e che povertà politica) 
di Ninni Raimondi
 
Conte, che figuraccia (e che povertà politica) 
 
Su Giuseppe Conte non si riesce a produrre un pensiero troppo diverso da: che pena. Che miseria politica, che tenerezza (in senso negativo, ovviamente), ma con una parola che riassume tutto con grande efficacia: che tristezza! Per cosa? Non poteva che entrarvi, di riflesso, il solito antiberlusconismo, nell’inedita versione post mortem, ovviamente con lo zampino di chi sulla pratica ha campato un’intera esistenza professionale. 
 
La figuraccia di Conte 
Il Giornale traccia una ricostruzione abbastanza concreta di come sono andati i fatti, anzi “Il Fatto”. Quotidiano, nello specifico. Il giornale diretto da Marco Travaglio incide sul comportamento del leader dei Cinque Stelle al punto da rendere la sua figuraccia ancora più imbarazzante.  
La sintesi è questa: muore Silvio Berlusconi, Conte scrive un post rispettoso quanto meno a livello umano. Un post in cui si leggeva di un personaggio che aveva “contribuito a scrivere pagine significative della nostra storia”. Permettendosi addirittura di attribuirgli delle qualità: “Non gli sono mancati il coraggio, la passione, la tenacia”. Una cosa inaudita, caro Conte. Il tutto mentre sulle pagine del suo quotidiano – e in televisione – Travaglio andava in direzione diametralmente opposta. Sorpresa, Conte non presenzia al funerale. Dimostrandosi, forse, il più penoso del lotto. In quanto incapace perfino di mantenere una posizione che non sia di comodo, verso la base di “tifosi da stadio” ancora rimasti a un movimento nato in polemica con il maggiore partito della sinistra italiana pur essendone praticamente la fotocopia meno prestigiosa (e in tutto). 
 
Antiberlusconismo post mortem 
O per meglio dire, necessità di soddisfare il proprio “auditel”, per dirla metaforicamente ricordando gli anni Ottanta del secolo scorso. O “utenza”. Quella del grillino medio, oggi seguace di un partito che di antisistemico ha prodotto più o meno quanto chi scrive nel campo dell’ingegneria spaziale, ma che mantiene il punto su queste questioni teatrali da baraccone nomade, con tanto di giocolieri e cantastorie annessi. D’altronde, il Cavaliere è morto, ci si dovrà reinventare (certo, ci sono Matteo Salvini, Giorgia Meloni, c’è stato Matteo Renzi, ma nulla ha lo stesso effetto scandalistico dell’imprenditore ricchissimo e ovviamente malvagio che ruba ai poveri per dare ai ricchi con bieca avidità). Dunque perché non drenare fino all’ultima goccia il pozzo di petrolio? 
 
15 Giugno  2023