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Reprimete il dissenso contro l’agenda trans” 
di Ninni Raimondi
 
Reprimete il dissenso contro l’agenda trans”: cantanti e influencer impongono il diktat ai Ceo social 
 
“In qualità di celebrità, influencer e personaggi pubblici di spicco con un seguito significativo sui social media, noi sottoscritti chiediamo a Instagram, Facebook, YouTube, TikTok e Twitter di mantenere le promesse che hai fatto a transgender, non binari, non conformi al genere e tutti gli utenti LGBTQ nei tuoi termini di servizio.” Esordisce così la missiva firmata da 250 celebrità di Hollywood che hanno appena firmato una lettera aperta in cui sollecitano le grandi corporate tecnologiche alla repressione nei confronti di coloro che non fanno adeguata professione di fede nei confronti di uno dei dogmi del politicamente corretto più divisivi in assoluto: l’agenda trans e il sostegno a interventi chirurgici di genere per i più piccoli. 
 
Parola di influencer: avete fallito a proibire l’odio 
«C’è stato un enorme fallimento sistemico nel proibire l’odio [hate speech], le molestie e la disinformazione anti-LGBTQ dannosa sulle tue piattaforme e questo tema deve essere affrontato». Ancora una volta le celebrità, o meglio i Divi di Stato, con quell’insopportabile piglio pedagogico e quella malcelata convinzione di superiorità morale si attivano (o vengono attivati) per portare avanti l’agenda neo-progressista radicale incarnata dal Politicamente Corretto; la metodologia è la solita, così come il fine ultimo auspicato, ossia la censura (presto sarà l’estromissione sociale) nei confronti di coloro che sgarrano. 
 
Nomi e cognomi 
Ma cerchiamo di fare chiarezza – qualora ce ne fosse ancora bisogno – e andiamo a fare i primi nomi: innanzitutto chi sono – esattamente – i destinatari della lettera aperta? È presto detto! Stiamo parlando degli amministratori delegati o titani del postmoderno di Meta Mark Zuckenberg, YouTube Neal Mohan, TikTok Shou Zi Chew e Twitter Linda Yaccarino and Elon Musk. 
 
E chi è, nello specifico, il mittente da cui è partita la missiva in oggetto? GLAAD (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) e la Human Rights Campaign (HRC). Se queste due sigle non vi dicono nulla, sappiate che si tratta di due tra le principali associazioni internazionali dedite alla promozione (leggi anche pressione) dei dogmi principali del politicamente corretto. E le firme di cui parlavamo sopra? Chi sarebbero i nomi noti che hanno apposto la propria sigla? Solo per citarne alcuni parliamo di Amy Schumer, Ariana Grande, Cara Delevingne, Demi Lovato, Dakota Fanning, Jamie Lee Curtis, Judd Apatow, Patrick Stewart, il celebre nuovo volto della Budlight Dylan Mulvaney e tanti altri. 
 
Il contenuto della lettera 
Come abbiamo detto, i Divi di Stato sono molto preoccupati per la supposta (o forse dovremmo dire pretestuosa) deriva di odio nei confronti di tutte le realtà LGBTQ+ e sollecitano le titaniche piattaforme a incontrarsi con community leaders e creator per pensare a un piano condiviso e affrontare: 
 
“Contenuti che diffondono bugie dannose e disinformazione sull’assistenza sanitaria necessaria dal punto di vista medico per i giovani transgender.” 
“Account e post che perpetuano l’odio estremista anti-LGBTQ e la disinformazione.” 
“Attacchi disumanizzanti e odiosi a importanti personaggi pubblici transgender e influencer.” 
“Incitamento all’odio anti-transgender, inclusi misgendering mirato, deadnaming e tropi [metafore o figure retoriche] guidati dall’odio” 
La breve lettera non è solo un sunto di tutti i principali punti dell’agenda corretta ma è addirittura un richiamo all’ordine agli amministratori delegati: “Eppure le vostre mitigazioni rimangono tristemente inadeguate. Lo stesso contenuto da cui traete profitto viola i vostri stessi termini di servizio, che affermano che non consentite l’incitamento all’odio.” 
 
Ovviamente, come scritto in precedenza, tutto questo incedere da parte di un sistema tentacolare che include le big tech, l’industria dell’intrattenimento e della cultura di massa, si fa beffa del fatto che, come sostenuto anche da recenti sondaggi, la popolazione (in questo caso statunitense) sia per la stragrande maggioranza contraria a questa deriva. 
 
A chi giova? 
La domanda che ci dovremmo porre è: cui prodest? A chi giova tutto questo? Per non abbandonarci a facili, quanto seducenti e talvolta semplificativi, complottismi restiamo su una massima senza tempo: “Per capire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare”. 
 
Nel frattempo, nei meandri della stazione di New York, in pieno pride month, compare un avviso inizialmente attribuito addirittura al sistema ferroviario dello Stato ma apparentemente proveniente da alcuni gruppi attivisti LGBTQ+: “Nessun fanatismo, odio o pregiudizio consentito in questa stazione in qualsiasi momento … Promemoria: rispetta le persone trans, o i tuoi pronomi saranno was/were.” Siamo sicuri che anche questa sia solo “un’altra forma d’amore”. 
 
30 Giugno  2023