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Celebrare il mito di Primo Carnera a 90 anni dalla vittoria del titolo mondiale 
di Ninni Raimondi
 
Celebrare il mito di Primo Carnera a 90 anni dalla vittoria del titolo mondiale 
 
In occasione dei novanta anni dalla vittoria del titolo di campione del mondo dei pesi massimi celebriamo il mito di Primo Carnera attraverso alcuni spunti e pensieri dello scrittore Emilio Del Bel Belluz che dopo aver pubblicato diversi articoli e libri in suo onore, sta facendo uscire un nuovo romanzo dedicato alla vita del pugile friulano.  
 
“Ho voluto vincere per il Duce e per l’ Italia” “ La vittoria è stata salutata da una ovazione calda e sentita dalla folla. La manifestazione degli spettatori italiani è stata travolgente. La vittoria sarà celebrata con grandi ricevimenti nei quartieri italiani in onore di Carnera. Il campione dovrà sudare non poco per rispondere agli inviti dei connazionali .Le prime parole di Carnera, non appena disceso dalla pedana, sono state le seguenti : “Non ho voluto vincere per me ma per il Duce e per l’Italia”. Appena giunto nel suo camerino, Primo ha inviato il seguente telegramma alla mamma a Sequals: “Debbo tutto a te mamma”. Ad un redattore della United Press che lo ha interrogato nello spogliatoio, Carnera ha dichiarato che deve la sua vittoria all’uso  “ Uppercut ” destro e corto nel quale si era esercitato per parecchie settimane, ed in tutta segretezza”.  Si diceva- ha soggiunto Primo – che io sapevo colpire solamente con il pugno sinistro. Ora ho dimostrato che so piazzare bene anche il destro. Per far ciò ho dovuto, naturalmente, allenarmi e bene. Ho preso a colpire con il destro come il calcio di un cavallo. Fin dalla prima ripresa ho avuto la sicurezza di sopraffare Sharkey, perché ho saputo parare i suoi formidabili colpi”. 
Da Il Giornale d’Italia, 1 luglio 1933  
 
Una canzone nata dal fiume   
Le canzoni, a volte, nascono anche da coincidenze fortuite e raccontano talvolta  un fatto o una persona meglio di centinaia e centinaia di pagine scritte. Così nacque il brano su Primo Carnera di Goran Kusminak, anche lui scomparso poco tempo fa. La canzone di Primo Carnera uscì dalle silenziose acque della Livenza in una limpida sera d’inverno ricca di stelle. Mi trovavo a cena con l’amico Goran Kuzminac in una locanda lungo il fiume attorniato da buoni cibi e da ottimo vino. Gli raccontai una storia che avevo sentito da un giostraio. Bisogna risalire agli anni Ottanta, quando i miei genitori gestivano ancora una vecchia osteria a Villanova di Motta di Livenza, nel trevigiano, un raccolto paese di cinquecento anime il cui campanile si specchia sulle limpide acque della Livenza. Allora avevo vent’anni. 
 
Nel locale, essendo mio padre molto appassionato di pugilato, si trovava affissa ad una parete una foto incorniciata di Primo Carnera con una dedica che il pugile aveva donato ad un ammiratore. Il quadretto era ben visibile alle persone che si recavano nel locale. Nel periodo della sagra paesana, nel mese di luglio, capitò in paese il solito giostraio che, come ogni anno, si piazzava con la sua piccola giostra per bambini vicino alla chiesa. L’uomo, osservando la foto, dichiarò con un sorriso di aver acquistato dopo la guerra da Carnera, un’automobile. Era stato pattuito un onesto prezzo ma il giostraio, non disponendo del denaro necessario, si era impegnato a pagare tale macchina nell’arco di qualche settimana. Carnera accettò questo affare e lo concluse, come di solito si fa, con una stretta di mano. 
 
Ma il giostraio non riuscì ad onorare il debito, non trovando nel tempo stabilito il denaro sufficiente: la sua piccola giostra non aveva garantito in quel periodo la cifra necessaria. Al giostraio, un uomo piccolo e tarchiato, non rimase altro che non farsi trovare all’appuntamento pattuito per saldare il debito. Smontò la giostra e se ne andò. Dopo alcuni mesi piantò ancora la sua giostra in una piazzola ai piedi dell’argine della Livenza e, mentre in una vicina osteria in un caldo pomeriggio estivo stava sorseggiando del vino, vide entrare il pugile Carnera. Subito il suo istinto gli suggerì di fuggire, temendo una reazione violenta del creditore ma questi, tranquillamente, gli si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e gli annullò il debito, bevendo con lui del vino. Quel giostraio ebbe così la macchina gratis. Primo Carnera aveva un cuore grande come una quercia. Il giostraio grazie a quella macchina aveva potuto diventare una persona diversa, si era costruito una piccola fortuna. Da quel giorno seppe che non doveva temere nulla, quella macchina che aveva utilizzato per anni, era finalmente sua. Quella sera durante la cena a Goran parlai a lungo di Carnera, il gigante di  Sequals, il gigante dal cuore buono. Da questi racconti nacque la canzone a lui dedicata.  
 
Dopo una vita avventurosa passata tra la povertà più assoluta fino alla gloria umana per poi ritornare nella umile consuetudine quotidiana Primo Carnera muore il 29 giugno del 1967 nello stesso giorno in cui 34 anni prima aveva conquistato il prestigioso titolo dei pesi massimi. Ritornò a Sequals dall’America, dove aveva vissuto, per riabbracciare il suo mondo. Volle morire nella terra che gli aveva dato i natali perché ognuno nel suo paese d’origine possiede un pezzo di anima. Carnera è sepolto nel raccolto cimitero di Sequals, nella tomba di famiglia accanto alla moglie e ai figli. Un busto bronzeo raffigurante il campione è collocato sulla tomba con lo sguardo rivolto in alto verso il cielo. 
 
30 Giugno  2023